QUELLO CHE RACCONTA
oltre l'essere
Serena Caleca critico, scrittore, poeta, blogger, art curatore e Presidente AIAM Delegazione Lecco – FIGLIADARTE
Nelle opere monumentalmente descrittive di Pietro Lembo, respiriamo, insieme ad un percorso a ritroso che attinge alle radici storiche e antropologiche della civiltà, un appello insistente all’osservazione dell’evoluzione umana, un interrogarsi sui “dove” e “perché” direzionali della specie, in cammino sulla linea del tempo, dove l’artista sembra aver postato la sua torre di avvistamento, dall’alto della quale, in un continuo andirivieni d’osservazione e soppesando le contraddizioni e le bizzarrie della nostra civiltà, egli si pone come lente speculare del comportamento umano e come archeologo raccoglitore di dati epocali dalla sofisticata e preziosa valenza antropologica. Potremmo somigliare le tele – racconto di Pietro Lembo, al pari di quegli antichi manoscritti che i monaci medioevali lavoravano con cura, nello sforzo consapevole di raccogliere e tramandare alle genti dei secoli futuri, i tesori, le angosce, le usanze e le credenze umane della storia fino ad allora vissuta, sapendo che nella loro minuta trascrizione, avrebbero conservato il patrimonio della specie; così nelle tele di Pietro Lembo, i cui suggerimenti attingono al patrimonio mitologico, narrativo e fiabesco dell’immaginario universale, per poi dimostrare i risvolti contraddittori della direzione del pensiero contemporaneo, riusciamo ad evidenziare con stupore, la minuziosa raccolta dati relativa ai comportamenti , agli status sociali del nostro tempo, ai brand archetipi che coinvolgono le masse e che sottilmente addormentano le coscienze. I temi affrontati da Pietro Lembo, toccano la parte più profonda di noi stessi, affrontando le contraddizioni, le menzogne, le illusioni che affliggono l’animo umano, dove nella stessa proposta tecnica utilizzata, volutamente densa e affollata di linee, soggetti e simbolismi, intensamente descrittiva e coloristicamente pop nella stesura di colori saturi ma contundenti, assistiamo ad una emissione di pensiero tra i più spinti e indipendenti del genio contemporaneo e del secolo artistico presente, che ha centrato in pieno la sempiterna staffetta dell’arte, ponendosi proprio su quella linea di confine sulla quale l’arte attraversa il tempo, diventando storia e monito per le genti.
Curatrice di mostre Flavia Sagnelli
L’arte di Lembo riporta a quanto teorizzato da Schopenhauer sulle apparizioni dei sogni. Oniricamente, secondo il filosofo, l’immagine si mostrerebbe come assolutamente possibile e reale ed allo stesso tempo oltre ogni possibilità e logica umana, senza che tale contrasto causi un senso di disturbo, anzi, arrecando una piacevole, sorprendentemente e comoda sensazione. Nel sogno, quindi, verrebbe catturata l’essenza della realtà, epurata dalla razionalità della mente logica. Questo è racchiuso nelle opere di Lembo, il quale cattura nelle proprie tele momenti, situazioni, periodi e li rivisita in chiave metafisica, surrealista e con un simbolismo proprio del secolo che stiamo vivendo. E’ evidente un chiaro ed orgoglioso richiamo all’arte italiana, sia per i colori usati che per i particolari, come ad esempio le pieghe delle vesti dei soggetti ritratti, tanto che un secolo fa, il suo nome si sarebbe potuto annoverare tra gli artisti del movimento dei Valori Plastici
Curatore di eventi e grandi mostre Salvo Nugnes
Ironia e parodia sociale troviamo nella mano di Pietro Lembo uno sfogo creativo che giunge a quello da lui definito “surrealismo sociale”. L’artista tocca alcune tematiche calde come l’errato utilizzo dei social e del telefono, l’emergere del fenomeno del terrapiattismo e della mercificazione e pubblicità di tutto ciò che può essere un bisogno per l’uomo può diveltarlo. Stupisce inoltre la tecnica utilizzata dall’artista per la ricercatezza dei colori e particolari, per una ricchezza compositiva vertiginosa, rivelatrice dell’eccesso e della confusione predominanti nell’attualità
Veronica Nicoli Presidente Associazione Artetra
Recensione Biennale del Tirreno 2018. Uno sguardo al presente, un altro al futuro. Pietro Lembo il profeta
Pietro Lembo, artista originario di Battipaglia può essere a ben ragione definito una macchina metabolizzatrice.
Come tutti gli artisti autodidatti, Pietro non ha eletto degli specifici maestri a proprio insegnamento; non ha elevato a propria guida spirituale grandi filosofie o teorie sull’arte; ne ha scelto uno stile particolare da imitare piuttosto che un altro che non fosse il proprio. Pietro indaga attentamente tutto ciò che gli proviene dal mondo esterno, facendosi quasi invadere dai suoi stimoli, immergendosi nel nostro mondo di continui impulsi, sensazioni. Ma ne è anche una attento critico ed analista, proprio perché lontano da pregiudizi intellettuali di ogni tipo. Il culto dell’immagine è il fulcro della sua ricerca artistica e non risulta difficile averne in quantità a disposizione, in un momento storico come quello attuale dove TV, web, social network ce ne propongono a bizzeffe. Nei sui dipinti si mescolano e si sovrappongono situazioni reali e immaginarie ma che in ogni caso celano un messaggio profondo, magari una velata critica alla società contemporanea, leggibile solo da un attento osservatore che riesce andare oltre le sfumature e le ombre delle figure rappresentate in un mondo psichedelico fatto di colori, creature grottesche e personaggi enigmatici.
Recensione Viva Arte Venezia Biennale 2018 (Dove andiamo olio su tela 80x100 cm): Pietro Lembo documenta con ironia e derisione i paradossi della nostra società. L’humour e la tenerezza presenti nel suo lavoro presentano l’incongruo del nostro quotidiano e riflette i risvolti a volte grotteschi della globalizzazione, del turismo e della società di consumazione. Un opera che segna i passaggi epocali della nostra società, Dove andiamo è infatti il titolo dell’opera presentata.
Un sofisticato ed attento utilizzo della tecnica ad olio crea un opera che sa di storia, che vede come protagonista il progresso, l’umanità nel suo viaggio epocale. La lenta progressione evolutiva della specie umana risulta così carica di motivi naif, atmosfere quasi dechirichiane o magrittiane ove regna la sospensione o l’imbrication. L’universo pittorico di Pietro Lembo è onirico, pieno di rimandi pittorici, intessuto di trame virtuali appartenenti ai videogiochi e a fiabeschi cartoons. Al tempo stesso regna una meticolosa descrizione della fascia mediterranea, l’ambiente in cui ha vissuto, ricordando a tratti la pittura messicana e le atmosfere giocose di Rousseau il Doganiere. Elementi della società contemporanea si combinano con motivi più classici appartenenti al passato glorioso di antiche civiltà. L’opera di Pietro Lembo arrivando anche ad un ironica denuncia della società consumistica attuale, pari a quella operata dal fotografo Parr, risulta intrisa di molte citazioni in riferimento alla storia dell’arte, mostrando accenti contemporanei e arcaici. Una visione tragica e allegra, colorata, ricca di bizzarre presenze, attraverso cui è possibile cogliere dello straordinario nelle scene più ordinarie della vita. Con la sua mescolanza di classico ed anticlassico, di realismo e violenta espressività, l’artista segna la sua personale rivolta.